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Dicembre

  • Immagine del redattore: Andrea Marinelli
    Andrea Marinelli
  • 3 dic 2020
  • Tempo di lettura: 2 min

Il nome deriva dal vocabolo latino december, con evidente riferimento al 10º posto tenuto da questo mese nel calendario ascritto a Romolo prima della riforma voluta da Numa Pompilio, quando dicembre venne spostato al 12º posto, dove rimane tuttora.



Durante la rivoluzione francese, dicembre prese il nome di frimaio, ossia mese del freddo. Nel nostro paese e nella fascia di territorio limitrofa, dicembre è il mese che dà inizio alla grande offensiva del freddo, alla scenografica parata del gelo e della brina, del ghiaccio e della nebbia, tutti i fattori climatici che rallentano o sospendono almeno in apparenza la vita vegetale. Comincia, comunque, la fase che proprio in virtù del freddo prepara la fertilità della terra per la successiva stagione, per cui sarebbe veramente grave che in inverno la colonnina del mercurio non scendesse sotto lo zero. Benedette anche pioggia, neve e brina. Come sempre, anche dicembre, nel corso degli ultimi due secoli, ha fatto registrare dati anomali: nel 1863 quando si è registrata una temperatura massima assoluta di 18,1 °C; nel 1933, invece, si è lamentato un dicembre freddissimo con un notevole numero di giorni con la temperatura minima di 14,2 °C sotto lo zero. Un evento metereologico davvero eccezionale è quello datato 1917, quando si verificò in varie zone della nostra penisola una violenta grandinata.




Usanze e tradizioni


In ricordo di una tremenda carestia di grano verificatasi nel 1673, alla vigilia di San Nicola (che cade il 6 dicembre) in quel di Pollutri, un paese della provincia di Chieti, si usa cuocere sulla piazza, in dodici enormi caldaie di rame, una gran quantità di fave che poi vengono distribuite ai cosiddetti "Pellegrini", ossia a quanti assistono all'antica celebrazione.


A San Mango Piemonte, in provincia di Salerno, il 7 dicembre ha luogo una strana cerimonia che si svolge attorno a dei falò alti 6 m. La festa culmina con l'offerta ai partecipanti di caldarroste e di patate cotte alla brace. Il complesso rituale di questa ricorrenza è noto come "mariandò e pizzicandò".


L'8 e il 26 dicembre a Menaggio, una località sul Lago di Como, si rinnova l'offerta "canestri", pieni di prodotti dei campi, che dopo essere stati portati in chiesa e benedetti, vengono posti all'asta sul sagrato della chiesa; il ricavato viene devoluto ad opere di beneficenza.


Il martedì che precede il Natale a Treviso, sotto la loggia del palazzo dei Trecento, ha luogo una gara davvero insolita, quella del radicchio trevigiano. Su una lunga fila di bancarelle sono esposti gli esemplari più appariscenti di questa saporita insalata disposti in modo artistico, tanto che al primo colpo d'occhio si ha l'impressione di trovarsi in mezzo a un mercato di fiori.


Il 28 dicembre a Selva di Val Gardena, nelle Dolomiti, ha luogo una suggestiva cerimonia: per ricordare la strage degli innocenti, un corteo di sciatori si porta sino al margine di un burrone e poi ognuno getta nel vuoto piccoli mazzi di fiori che rimangono intatti sulla neve per molti giorni, sin quando una successiva nevicata cancella ogni traccia del gentile "lancio" floreale.

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